lunedì 23 novembre 2015

Un piatto così raffinato che Coco Chanel a confronto pare Tina Cipollari.


Con un filo di Chanel n°5 di crudo è la morte sua!

Amici delle caccole attaccate sotto al banco, amiche del piacere dell'annusarsi le scorregge, feticisti del piede caciottato, benvenuti su Orrori da Mangiare, il blog che ti fa camminare con un libro sulla testa.




Il dato di fatto è che siete una marmaglia senza un briciolo di classe, e stufi di dovervi insegnare sempre tutto, oggi siamo qui per la lectio magistralis definitiva. Potete prendere appunti su un fazzoletto di carta, brutti impuniti, tanto lo sappiamo che, sciatti come siete, non avete pensato nemmeno di portare con voi un miserevole block notes. 

Davanti ai vostri occhi avete un esempio di primo piatto raffinato. Lo sappiamo, non ve ne siete accorti, è solo perché da piccoli vi hanno cresciuti lanciandovi le noccioline da dietro le sbarre della gabbia o al massimo qualche banana. Non temete, cari piccoli Mowgli nella giungla del foodblogging, vi riporteremo noi alla civiltà, anche se sarà un'impresa titanica. 

Smettete di fissare il piatto e poi il muro sperando che si muova tutto, potete sballarvi dopo, debosciati che non siete altro. Dovete concentravi sul contenuto del piatto! 

Innanzitutto, una pasta raffinata è sempre impiattata in maniera irregolare, di modo che tutto il condimento si concentri in un punto e le farfalle appena lessate facciano bella mostra di sé nel piatto. Va da sè che la pasta fuori dalla grazia di Dio assuma un colorito matto, opaco, pregno di glutine intiepidito e una consistenza collosa che permette alla pietanza (dal latino pietas), di poter essere sollevata per intero con un'unico colpo di forchetta, mantenendo perfettamente la forma del piatto che l'ha contenuta fino a pochi istanti prima. 

L'onere del condire è affidato ad una manciata di raffinatissima carne di manzo macinata, saltata con porro, olio d'oliva, brandy del discount imbottigliato a Matera, acqua e limone, fino a raggiungere la consistenza di ciccioli di caucciù. L'idea portante di questo condimento è dare l'impressione che lo si possa masticare in eterno. 



Per finire, concentriamoci sull'impiattamento. Fatto? 
Vedete, non esiste piatto che non possa essere decorato con delle sgraziate fettone di limone, messe lì, a bordo piatto, come se si dovesse trattare sempre di frittura di pesce o di un cocktail bordo piscina. E poi il pezzo forte, il decoro che Coco Chanel avrebbe voluto per impreziosire almeno una delle sue creazioni: il fiore finto strappato dalla lapide della ormai consunta prozia Giuditta.

Adieu, adesso potete tornare nella giungla ad osservare i culi rosei dei babbuini, che è meglio!



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